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01 02 2013 | Rimini | Burocrazia, “la macchina del male”. Vitali: Bloccate 15 aziende e 250 assunzioni”.

Venerdì, 01 Febbraio 2013

mattone

Rimini | Burocrazia, “la macchina del male”. Vitali: Bloccate 15 aziende e 250 assunzioni”


Burocrazia, ovvero la ‘macchina del male’. Così almeno l’ha ribattezzata il presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali. “L’ho chiamata così perché ha innescato un meccanismo: nascondendosi dietro il giustissimo bisogno di difendere il consumo del territorio dalle speculazioni si è creato un mostro che è un freno per tutta la nostra economia”. Vitali ha quindi lanciato oggi la sua crociata per demolire la malefica creatura.


Prima l’ha studiata e ha scoperto che a causa sua “la stessa Provincia ha nel cassetto richieste di ampliamento da parte degli imprenditori locali a cui in tre anni che io sono qui non è riuscita a dare una risposta”. Un volume importante d’investimenti che avrebbe prodotto nel corso di questi ultimi anni di crisi economica qualche centinaia di posti di lavoro, “250 circa”, si sbilancia il presidente, che corrisponderebbero a un totale di “quindici imprese bloccate”. “E non è colpa di nessuno”, aggiunge. “Il meccanismo è legge”.


Sono trenta gli enti che un’impresa deve riuscire ad attraversare per ottenere l’autorizzazione a un ampliamento. Vorrei far notare che si tratta di aziende che stanno andando bene e che necessitano ora di ampliare la produzione, di assumere più gente, per resistere sul mercato. Non si tratta di costruire nuove case o consumare ancora suolo. In un momento come questo, o invertiamo davvero questo livello di burocrazia o il rischio è quello di mettere colpevolmente in ginocchio un'economia”.


Il meccanismo. Ai fini di semplificare la procedura, può essere convocata una conferenza dei servizi a cui partecipano tutti gli Enti interessati: Provincia, Comuni, Arpa, Sovraintendenza Belle Arti e Paesaggistica, UMIG, Comandi Militari, Autorità di Bacino, Servizio Tecnico di Bacino, Enel, Anas, Enac, FS. Immaginare l’esito del meccanismo è quindi ‘semplice’. Passate dentro l’ingranaggio di decine di organi di controllo, le imprese non riescono a innovarsi e perdono di competitività in un panorama europeo, dove dominano burocrazie decisamente più snelle e non per questo meno efficaci. “Per le imprese del nostro territorio la capacità di stare sul mercato dipende dalla velocità con cui noi siamo in grado di dare le risposte. Da qui la necessità di cambiare le regole in corsa. Questo è un tema che in campagna elettorale va posto”.


Lo studio del presidente della macchinosa burocrazia porta in esempio alcuni casi concreti passati dagli uffici della provincia, come quello per la costruzione del ponte sul Conca. “E’ un progetto nato nel 2002, con un bando indetto nel 2009 e la gara chiusa 2011. Adesso, nonostante ci siano 12 milioni pronti ad essere investiti, il progetto è bloccato a causa cavilli burocratici. Nel frattempo sono infatti cambiate alcune leggi che adesso ci impediscono di continuare quell’opera (ovviamente stiamo lavorando per sbloccarla)”. Aggiunge poi anche che “non è la complessità di una gara che ci difende dalle infiltrazioni criminali, anzi. Nel complicato sono più i cattivi che vanno avanti che i buoni”.
Le storie sono tante. C’è quella di due aziende che vorrebbero costruire una centrale idroelettrica sul Marecchia. Hanno presentato la domanda nel 2005. La pratica non è ancora chiusa. A San Leo, dove da anni si ospita un insediamento produttivo che tratta ghiaia, il comune non riesce ad autorizzare l’azienda a cambiare il macchinario vetusto con uno innovativo. Guardato con la lente delle norme esistenti quello nuovo risulta aumentare, almeno potenzialmente, il pericolo di inquinamento, ma solo perché nel valutare l’impatto del macchinario si usa una formula matematica in cui viene preso a riferimento anche il valore economico della nuova macchina. E allora? Niente miglioramento del processo produttivo.


Alla fine Vitali annuncia che “oggi parte la riorganizzazione della macchina della provincia, per sveltire le pratiche, nei prossimi giorni siederemo a un tavolo con le categorie economiche per fare il punto della situazione, raccogliere casistiche e proposte concrete che abbiano come scopo sì la salvaguardia delle leggi e dell’ambiente, ma che non si nascondono dietro questi per bloccare l'economia”. E si appella, "in maniera positiva",  anche alla Regione che “o fa un salto di qualità e si mette in discussione dicendo che fino a oggi siamo stati bravi, ma anche che andando avanti così rischiamo di essere un freno, se non si fa qualcosa rischiamo il corto circuito”.


Una soluzione ci sarebbe. “Sintetizzare i trenta enti in uno solo: far diventare le nuove province un vero contenitore reale in cui viva la sintesi di tante autorità che attualmente rappresentano doppioni di competenze”. Oppure, lasciando da parte la riforma istituzionale, accorpare l’ambaradan in “al massimo cinque enti autorizzati ad esprimersi su un parere, che garantiscano che le leggi siano rispettate. Trenta, trentacinque, sono troppi. Anche pensando al semplice fatto che i relativi dirigenti in media di stipendio prendono il doppio di quello che prendo io”.


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